N. 6 (1983): Immagine n.6 (Prima Serie)
* Jean A. Gili, “Il focolare spento” di Genina, p. 1.
“Il focolare spento” di Augusto Genina (1924) conobbe una diffusione ed un successo internazionali. Jean A. Gili ne analizza la copia visionata, individuando i nuclei tematici principali del film nel rapporto madre-figlio e nella coppia oppositiva città-campagna.
* Vito Zagarrio, “Mariute” un metafilm del muto, p. 5.
“Mariute. Una giornata di Francesca Bertini” è un film del 1918, commissionato dall’Istituto Nazionale delle Assicurazioni per finanziare lo sforzo bellico all’indomani della disfatta di Caporetto. Lo statuto di questo film è ambiguo e complesso, oscillante tra pratica alta e bassa, tra opera d’arte e prodotto di consumo, film patriottico e riflessione metalinguistica.
* Nino Genovese, Il mistero del Kinetografo, p. 11.
Nel pullulare di neologismi atti a definire la nuova invenzione, Kinefotografo è il termine usato a Napoli e soprattutto in Sicilia. Gli storici si dividono nella identificazione dell’apparecchio del quale Kinefotografo sarebbe dovuto essere sinonimo: Cinématographe Lumière per Bernardini, Vitascopio Edison per Rubino. Nino Genovese sostiene qui un’altra ipotesi, che si trattasse cioè di una macchina di proiezione Paul.
* Ermanno Comuzio, Pianoforte, organo orchestra: la musica del muto, p. 15.
Già in occasione della prima proiezione cinematografica al “Gran Café” nel 1895 un pianoforte accompagnava i film Lumière. Da quel momento s’innescò un processo di specializzazione professionale del musicista da spettacolo cinematografico: vennero istituite scuole e furono scritti manuali e regole per la corretta esecuzione della musica d’accompagnamento ai film, composta disponendo di strumenti ed organici diversi, dal pianoforte, al trio, all’orchestra sinfonica.
* Riccardo Redi, Le prime proiezioni in Italia: Padova, p. 19.
Si tratta di uno studio sulle prime proiezioni in una realtà locale come quella di Padova. Quest’operazione è estremamente importante per poter ricostruire un quadro complessivo dello spettacolo cinematografico ottocentesco, con i suoi film, i suoi personaggi, il suo pubblico e le sue tecniche ed i suoi macchinari.
* Sergio Raffaelli, Refurtiva cinematografica: 1913-1915, p. 22.
Vengono presentati i dati ricavati dal Bollettino delle Ricerche, quotidiano del Ministero dell’Interno, nel quale erano pubblicate, dal 1913, segnalazioni per la polizia. Fra queste, alcune riguardavano furti di pellicola, utili perchè forniscono prove dell’esistenza di esercenti altrimenti sconosciuti e informazioni sul valore economico che poteva avere un film a quel tempo.
* Vittorio Martinelli, Lotte Eisner: in memoriam, p. 24.
Vittorio Martinelli recensisce il libro “L’écran démoniaque” di Lotte Eisner. Motivo d’elogio è la preparazione culturale dell’autrice e gli accurati studi umanistici che stanno alla base delle sue interpretazioni. Ne viene invece criticata la scelta di trascurare ingiustificatamente, nella sua analisi del cinema tedesco, sia molte figure di grande importanza, sia quei generi così detti minori, che permisero in realtà l’affermazione a livello europeo di quella cinematografia.