Bestiari tecnici: i dead-ends del passo ridotto e del video analogico negli anni Settanta in Italia
Parole chiave:
Polavision Kodak, transizione da film substandard a video analogico, rivoluzione del cinema negli anni SettantaAbstract
ITA
Com’è stato appurato in diversi studi (tra cui Cavallotti, 2018), negli anni Settanta il panorama tecnologico amatoriale si arricchisce, in Italia, di nuove apparecchiature: le tecnologie video si affiancano a quelle filmico-substandard, dando vita a fenomeni di transizione o, meglio ancora, di sovrapposizione tra le reti tecniche (Lundemo, 2012).
All’interno di un simile panorama, caratterizzato da spinte verso il superamento del film a passo ridotto, oltre all’ibridazione dei network tecnologici del film e del video e l’emergenza di quest’ultimo come strumento di rappresentazione della nostra quotidianità, compaiono alcune mutazioni tecnologiche che cercano di integrare i caratteri delle cineprese/dei proiettori e quelli delle videocamere/dei televisori. Perlopiù, si tratta di dead-ends tecnologici (Huhtamo, Parikka, 2011; Strauven, 2013; Elsaesser, 2016): oggetti che non hanno avuto alcun successo perché non hanno risposto in maniera adeguata a ciò che il mercato richiedeva in quel momento. Piccoli mostri all’interno di un bestiario tecnologico più ampio, quello relativo alla transizione da film substandard a video analogico, che illustreremo all’interno del paper con uno specifico riferimento al mercato italiano.
In altri termini, nel saggio tenteremo di tracciare una piccola storia delle tecnologie amatoriali (in maniera non dissimile da quanto ha fatto Elena Gipponi, 2012, riguardo al colore) nel momento della transizione da film a video, con un focus particolare su quegli oggetti tecnici che non si sono diffusi, ma che hanno comunque contribuito a dare forma alle infrastrutture tecnologiche del periodo. Tale ricognizione si baserà, soprattutto, sulle riviste specializzate dell’epoca: ci concentreremo, così, su sistemi come il Polavision Kodak (1977) secondo la logica del bestiario, ossia elaborando un tentativo di descrivere e classificare oggetti peculiari, di cui spesso ignoriamo l’esistenza e le caratteristiche.
ENG
As has been ascertained in several studies (including Cavallotti, 2018), in the Seventies the amateur technological landscape in Italy was enriched with new equipment: video technologies flanked the small gauge film ones, giving rise to phenomena of transition or, even better, overlapping between technical networks (Lundemo, 2012).
Within such a panorama, characterized by pressures towards overcoming the small gauge film, in addition to the hybridization of the technological networks of film and video and the emergence of the latter as a tool for representing our everyday life, some technological mutations appear, which aim to integrate the features of cameras/projectors and those of video cameras/televisions. Mostly, these are technological dead-ends (Huhtamo, Parikka, 2011; Strauven, 2013; Elsaesser, 2016): objects that were not successful because they did not respond adequately to what the market demanded at that time. Small monsters within a broader technological bestiary, the one relating to the transition from substandard film to analogue video, which we are illustrating in this paper, with a specific reference to the Italian market.
In other words, in this paper we will try to trace a small history of amateur technologies (in a way not dissimilar to what Elena Gipponi, 2012, did regarding color) in the moment of transition from film to video, with a specific focus on those technical objects that did not spread, but still contributed to shaping the technological infrastructures of the period. This survey is based, above all, on the specialized magazines of those days: we will thus focus on systems such as the Polavision Kodak (1977) according to the logic of the bestiary, that is, elaborating an attempt to describe and classify peculiar objects, whose existence and characteristics we often ignore.
