Il 16mm: ‘‘l’avvenire’’ o l’‘‘affare più disgraziato’’ del cinema cattolico? La Chiesa e la circolazione del formato ridotto nell’Italia del dopoguerra
Parole chiave:
sale cinematografiche parrocchiali, il formato 16mm, distribuzione cinematografi cattolica italiana del dopoguerraAbstract
ITA
Il contributo ruota attorno a un quesito che nasce dall’osservazione di una evidente peculiarità nella circolazione del passo ridotto nella distribuzione cinematografica cattolica italiana del dopoguerra. Osservando le pratiche di distribuzione cinematografica cattolica in Italia, ci sono almeno due aspetti che le differenziano dalle tendenze internazionali dell’epoca. Il primo aspetto è che, negli anni Cinquanta, la rete di sale parrocchiali coinvolte nella distribuzione cinematografica italiana raggiunge una consistenza numerica e una forza di penetrazione sociale che non ha equivalenti in nessun’altra parte del mondo. Il secondo aspetto, ed è questa la peculiarità, riguarda proprio il rapporto tra sale a passo normale e sale a passo ridotto. A metà degli anni Cinquanta, quando la distribuzione cinematografica cattolica italiana contava circa 5000 sale (con un picco di 5306 nel 1958), era composta principalmente da sale con proiettore a 35mm; la proporzione col 16mm era circa di 3 a 1. Rispetto al panorama internazionale si tratta di una proporzione anomala. Perché in Italia, nel momento di massima espansione infrastrutturale delle pratiche cattoliche, la distribuzione a 35mm ha prevalso su quella a 16mm, contrariamente al panorama cattolico internazionale? È possibile ricostruire le vicende e le scelte strategiche che hanno portato a questa realtà? Il punto di partenza di questa ricerca sono state le carte di vari archivi vaticani ed ecclesiastici. Tra tutti, un dato emerge netto dalle indagini: la questione del formato ridotto si trovò in cima all’agenda vaticana sul cinema per almeno un quindicennio.
ENG
The research that has guided my contribution revolves around a query that arises from the observation of an evident peculiarity in the circulation of small-gauge cinema in Italian postwar Catholic film distribution. Looking at the Catholic film distribution practices in Italy, there are at least two aspects that differentiate them from the international tendencies of the time. The first aspect is that, in the 1950s, the network of parish halls involved in Italian film distribution reaches a numerical consistency and a force of social infiltration that has no equivalent anywhere else in the world. The second aspect – and this is the peculiarity – concerns the relationship between standard format movie theaters and small-gauge movie theaters. In the mid-1950s, when the Italian Catholic film distribution was counting about 5.000 cinemas (peaking at 5.306 in 1958), it was mainly comprised of theaters using 35mm movie film gauges; the ratio with halls using the narrow-gauge format was around 3 to 1. Compared to the international scene, this is an anomalous proportion. Why is it that in Italy, during the peak of the Catholic practices’ infrastructural expansion, 35mm distribution prevailed over 16mm distribution, contrary to the international Catholic scene? Can the events and strategic choices that led to this reality be reconstructed? The starting point of this research was readings found in several Vatican and Ecclesiastical archives. Through their schematization, these documents show how much the query about the use of small-gauge format has been at the top of the Vatican agenda on cinema for at least 15 years.