Prove di regia: “Rose scarlatte” dalla scena allo schermo
Parole chiave:
Vittorio De Sica, Rose Scarlatte (1940), Aldo De Benedetti, film tratti da pièce teatrali, cinema sonoro negli anni del FascismoAbstract
ITA
Nel cinema sonoro sotto il fascismo il filone dei film tratti da pièce teatrali conosce una fortuna notevole fino al punto di trasformarsi in una sorta di modo di produzione, fondato sulla riproposizione di ingredienti già sperimentati sul palcoscenico e adattati per lo schermo, dando luogo a un fenomeno intermediale che si nutre dell’apporto artigianale assicurato da figure chiave come Aldo De Benedetti (sceneggiatore) e Vittorio De Sica (attore). È ciò che accade anche nel caso di Rose scarlatte (1940), versione cinematografica della commedia più popolare del periodo (Due dozzine di rose scarlatte, opera del drammaturgo romano) ed esordio nella regia dell’attore ciociaro, pur se col supporto di Giuseppe Amato. Il film, realizzato a cavallo tra i due decenni, rivela la mutata atmosfera storico-politica che si respira allora con l’Italia ormai in piena autarchia, un’atmosfera lontana dal dinamismo delle commedie cinematografiche prodotte negli anni Trenta, che esprimevano invece modelli comportamentali e stili di vita moderni.
Il saggio, basandosi su materiali inediti conservati presso l’archivio privato Aldo De Benedetti, si propone di ricostruire la genesi del film, sia in relazione ai numerosi contatti intercorsi con i produttori sia con riferimento alla stesura del copione cinematografico, in maniera tale da far luce sul ruolo svolto dallo sceneggiatore in questo modello di cinema di origine teatrale. E al contempo intende sottolineare il contributo significativo di De Sica, impegnato per la prima volta nelle vesti di regista, che nella circostanza coesistono con quelle – per lui abituali – di attore protagonista.
ENG
In sound cinema, under fascism, the ‘film trend’ based on theatrical plays enjoyed considerable success to the point of becoming a sort of production method. Based on the re-proposal of ingredients already tested on the stage and adapted for the screen, it gave rise rise to an intermedial phenomenon that was nourished by the artisanal contribution ensured by key figures such as Aldo De Benedetti (screenwriter) and Vittorio De Sica (actor). This is also what happened in the case of Red Roses (1940), a film version of the most popular comedy of the period (Due dozzine di rose scarlatte, written by the Roman dramatist) and the directorial debut of the actor from Ciociaria, albeit with the support of Giuseppe Amato. Made at the turn of the decade, the film reveals the changed historical-political atmosphere that was felt at the time, when Italy was in full autarchy: an atmosphere far from the dynamism of the cinematographic comedies produced in the 1930s, which instead expressed modern behavioral models and lifestyles.
The essay, based on unpublished materials preserved in the Aldo De Benedetti private archive, aims to reconstruct the genesis of the film, both in relation to the numerous contacts with the producers and with reference to the writing of the film script, in such a way as to shed light on the role played by the screenwriter in this model of cinema of theatrical origin. And at the same time, it intends to underline the significant contribution of De Sica, engaged for the first time in the role of director, which in this circumstance coexist with those – usual for him – of leading actor.